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Tutela e valorizzazione
delle lingue minoritarie storiche - Francese e Occitano

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Ai sensi della Legge 482/99, la comunità francofona è presente in Piemonte in 19 Comuni della Provincia di Torino. Il territorio comprende la Val Pellice, la Val Chisone, la Valle Germanasca e il Comune di Susa. Il francese è stato per secoli, fin dopo l’unità d’Italia, la lingua più conosciuta e utilizzata nelle “Valli Valdesi” e in misura minore nell’Alta Val di Susa. I motivi di tale successo sono numerosi e complessi, da ricercare prima di tutto nella storia: infatti l’alta Val di Susa e la Val Chisone, cedute dalla Francia ai Delfini nel 1349, assunsero la lingua francese come lingua ufficiale e colta.

Il francese era anche la lingua usata dai Valdesi, diventando quindi codice non soltanto primario, ma anche lingua di cultura legata alla liturgia. La pedricazione valdese nelle valli piemontesi, infatti, aveva un importante riferimento in Ginevra, da cui arrivavano libri su cui studiare, maestri per insegnare nelle scuole valdesi e predicatori capaci di commentare la Bibbia. Si spiega in questo modo come il francese rimase in queste Valli lingua di cultura in grado di integrarsi con la cultura locale, un luogo in cui la lingua “popolare” era una parlata di tipo provenzale alpino. Anche la chiesa cattolica fece uso, in quest’area, della lingua francese.
Quando nel 1713, con il trattato di Utrecht, le valli appartenenti al Delfinato vennero cedute alla Savoia, di fatto non cambiò nulla per quanto riguarda la lingua: l’utilizzo del francese venne se non permesso ufficialmente almeno tollerato. Va infatti ricordato come il trattato di Utrecht prevedesse, in un articolo, che le franchigie e tradizioni locali avrebbero dovuto essere rispettate. Solo con Carlo Emanuele II, con le Royal Patentes del 1737, fu confermato quanto previsto dallo Statuto Delfinale per quanto riguardava le “Valli di Oulx, Cezanne e Cluson”, dietro pagamento dei tributi già dovuti al Delfino.

Il secolo dei lumi fu quello che portò la lingua francese ad essere il codice usato dall’élite in tutta Europa, sia dai letterati sia dalle corti e dai salotti mondani. Si può a ragione affermare che nelle valli piemontesi il francese era una lingua di prestigio sia per i ceti elevati sia per i contadini delle valli montane. Nel 1840 nuove norme emanate da Carlo Alberto avviarono la riforma della scuola piemontese in cui l’italiano venne reso obbligatorio nelle scuole superiori di latinità, indice del cambiamento dei rapporti di potere tra il francese e l’italiano, che si avvia a diventare lingua ufficiale del nuovo Regno. Nel 1848 lo Statuto Albertino stabilì che la lingua delle Camere fosse l’italiano, ma era facoltativo servirsi del francese per i membri appartenenti ai paesi in cui tale lingua era in uso. Queste attenzioni erano dovute specialmente alla considerazione di cui godeva la Savoia: quando nel 1860 venne ceduta alla Francia, il numero dei francofoni diminuì drasticamente, anche se nelle scuole valdesi del Piemonte l’insegnamento continuò a tenersi in lingua francese; così pure tutte le pubblicazioni, sia quelle più popolari sia quelle colte, erano scritte in francese.

Questa situazione cambiò progressivamente dal primo decennio del ‘900 quando, con il passaggio delle scuole allo Stato, si rese obbligatorio l’uso dell’italiano. Il colpo maggiore venne tuttavia inferto dal fascismo che impose la lingua italiana anche nei culti, nelle pubblicazioni, italianizzando i nomi storici dei paesi e i nomi e cognomi delle persone.
All’inizio degli anni ’80 del ventesimo secolo, grazie all’iniziativa di alcuni insegnanti, nelle scuole elementari delle Valli Valdesi si riprese l’insegnamento della lingua francese.

il francese nella comunità montana pineroleseIl francese è presente nel Pinerolese per diverse ragioni di ordine politico, storico, economico e religioso. La posizione geografica di confine con la Francia e l’importanza strategica e logistica dei colli alpini come vie di comunicazione diretta tra le vallate hanno, nel corso dei decenni, favorito una serie di fenomeni rilevanti che hanno contribuito alla presenza della francofonia nelle valli pinerolesi: gli scambi commerciali, l’emigrazione stagionale, i matrimoni misti, etc. Per quanto riguarda l’alta val Chisone, essa appartenne prima al Delfinato e poi alla Francia fino al 1713, anno del Trattato di Utrecht. Questa regione montana ha vissuto per quasi 4 secoli, tra il ‘300 e il ‘700, un’esperienza politica-amministrativa unica nel suo genere: la Repubblica degli Escartons.

Inoltre la presenza religiosa valdese in alcuni territori ha avuto un ruolo fondamentale per la diffusione del francese: durante il XVI secolo con l’adesione alla Riforma protestante franco-elvetica si svilupparono ed intensificarono i rapporti con le comunità protestanti francofone: la traduzione della Bibbia in francese ne è la dimostrazione principale. In seguito alla peste del 1630, giunsero nelle valli alcuni pastori francofoni da Ginevra, in sostituzione di quelli locali quasi tutti deceduti per malattia, e questo rappresentò un momento di ulteriore diffusione dell’idioma d’oltralpe: la lingua francese fu lingua ufficiale dei protestanti da fine 1600 a fine 1800.

Nelle scuole valdesi l’insegnamento avveniva in francese ed esso era anche lingua della cultura e tutte le pubblicazioni erano in francese: dai quotidiani ai bollettini della società di storia valdese. Particolare importanza ha rivestito la componente musicale: la trasmissione di generazione in generazione del patrimonio dei canti delle valli ha contribuito a mantenere vivo l’uso del francese. I canti sono tramandati in forma orale, ma anche scritta nei cosiddetti cahier des chansons. La maggioranza dei canti compresi nell’arco temporale tra il XVII e il XIX secolo sono in lingua francese; ciò testimonia l’appartenenza a un’area francofona europea, con cui si sono condivisi per secoli elementi culturali e tradizionali rielaborati e tramandati anche attraverso il canto.

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“Progetto finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri nell’ambito del programma degli interventi previsti dalla Legge 15 dicembre 1999 n.482 Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche e coordinato dall’Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte Settore Promozione del patrimonio culturale e linguistico”